Così immaginai e così promisi,
e un Marzo ho legato al collo
con un nastro di seta bianca e rossa.
Ed ora sto lottando col sole.

E dico: catturerò la luce che spande
sulla riva – chissà cadrà in una rete
o s’impiglierà a un amo –
se farò filo e filatura.

Tanto e tanto desiderio m’ha preso
di mettermi un vestito tutto oro,
di vestirmi di luce e di sole!
E avere per amuleto il sole.

Che male c’è, o sorte che mi tormenti?
benedico la tua immensa Grazia.
Mio Dio, ch’io solo mi consumi per il sole.

TAKIS TSIAKOS

Il Mito  di Persefone: La leggenda delle quattro stagioni

Persèfone, chiamata anche Kòre, Kora o Core, che in greco vuol dire “giovane donna” èunodei nomi piu’ celebri della mitologia greca e in particolare dei Misteri Eleusini. In latino, il suo nome è tradotto con Prosèrpina. Moglie di Ade, era la regina dell’oltretomba. A lei si doveva l’alternanza delle stagioni.

Persefone, nella versione principale del mito che la riguarda, era la figlia di Demetra (Cerere per i romani) e Zeus. Suo zio Ade perse la testa per lei, tanto da rapirla e portarla con sé negli inferi, contro il suo volere. Qui Persefone cadde in trappola: rifiutandosi di mangiare ogni altra cosa, accettò di mangiare solo sei chicchi di melograno, senza sapere che mangiare i frutti degli inferi comportasse il rimanerne prigionieri per l’eternità. A dirla tutta, in una versione diversa del mito, Persefone non avrebbe mangiato i sei chicchi perché ingannata, ma in modo consapevole e consenziente, perché ormai innamorata di Ade. Fatto sta che mamma Demetra non si rassegnò al rapimento della figlia. Anzi, in quanto dea dell’agricoltura e della fertilità, ebbe modo di far sentire la sua vendetta o, quanto meno, di far capire la sua immensa tristezza: fin lì aveva assicurato agli uomini lunghissime stagioni di bel tempo e raccolti abbondanti; dopo il ratto di Persefone, per la disperazione, Demetra causò un inverno interminabile, che gelò la crescita delle messi. Fu papà Zeus a mettere tutti d’accordo con quelli che oggi potremmo chiamare, rispettivamente, una “questione pregiudiziale” e un “patteggiamento”. La questione pregiudiziale: Persefone non aveva mangiato per intero il frutto del melograno, ma, come detto, appena sei chicchi.

Il patteggiamento: Persefone sarebbe rimasta col marito, nell’oltretomba, tanti mesi quanti chicchi aveva mangiato e il resto dell’anno con la madre. Lo zio/marito Ade e sua cognata Demetra accettarono il compromesso e così a Persefone toccò trascorrere sei mesi negli inferi e sei mesi sulla Terra. Nei sei mesi in cui Persefone tornava dalla madre, la gioia di Demetra faceva si che la Terra rifiorisse,   dando luogo alla primavera e all’estate. Nei sei mesi in cui tornava dal marito Ade, la tristezza di Demetra dava luogo all’autunno e all’inverno.

Matrimonio e fertilità della Natura, morte e rinascita, il ciclo delle stagioni e il mistero della vita che si rinnova:quanti significati in un mito solo!Non sorprende che il culto della dea Persefone fosse particolarmente diffuso.

Ma non finisce qui! A quanto si narra, Persefone, in seguito, perse la testa per Adone e per lui sfidò nientemeno che Afrodite (Venere, per i latini). Anche questa volta fu chiamato in causa Zeus/Giove che, tanto per cambiare, ancora una volta decise di non scontentare nessuno: sia Persefone che Afrodite poterono continuare a godere delle grazie di Adone, purché in separata sede (e così anche l’adulterio trovava una sua legittimazione nel mito di Persefone).